Things happen.
absc
honked back 25 Apr 2025 16:21 +0200
in reply to: https://mastodon.uno/users/Lucatermite/statuses/114393564840484955
@Lucatermite @informapirata @lavoro Esticazzi, ce lo scriviamo? Io la crescita personale la trovo negli amici e nelle persone care, nei libri e sí, anche nelle conversazioni su internet. Saresti in grado di spiegare come, di preciso, essere obbligato a frequentare degli open space puzzolenti contribuirebbero alla crescita personale di una persona? A scuola non hanno imparato a studiare, queste persone? Non hanno amici al di fuori del lavoro? Io ho un sospetto. Quando leggo di persone che scrivono di un obbligo necessario per mangiare come "luogo per sviluppare le capacitá di interazione e apprendimento", mi vengono in mente alcune opzioni: Di qui, si vuole obbligare chi ha una vita al di fuori del lavoro piena e soddisfacente a fare da paicoterapeuta a gente incapace di relazionarsi con un pesce rosso. Hint: se vuoi "imparare a relazionarti", vai al bar, prendi una birra e parla con altre persone. Il lavoro è una transazione e se ti do dei risultati soddisfacenti, non vedo perché debba lavorare anche per migliorare l'inettitudine altrui allo studio, o alla vita sociale.
absc
bonked 24 Apr 2025 19:10 +0200
original: SmudgeTheInsultCat@mas.to
absc
bonked 23 Apr 2025 19:54 +0200
original: uriel@keinpfusch.net
Sui numeri "ritardatari". (Ancora?)
Come tutti quelli che hanno studiato matematica, mi ritrovo sempre qualche appassionato di lotto o Superenalotto che mi chiede lumi sui numeri “ritardatari”. Il malinteso sui ritardatari è molto difficile da sfatare, perché si basa su affermazioni quasi-vere, che sono gli equivoci più difficili da correggere.
I sostenitori dei ritardatari fanno il seguente ragionamento: e' piu' difficile che un numero NON esca per 101 volte, piuttosto che non esca per 100 volte. C'e' una forma di verita' in questo? La verita' e' che si', c'e' del vero in questo. Se calcoliamo le distribuzioni di Poisson per questa “assenza”, possiamo scoprire che (prendiamo il 32 come esempio): questo calcolo della distribuzione di Poisson, che e' corretto, e' la fonte dell'equivoco. Come vedete, le probabilita' che il 32 NON esca mano a mano che aumentiamo il numero di estrazioni , decresce rapidamente. Questa e' l'origine dell'equivoco che produce la leggenda dei “ritardatari”. Se pero' riguardiamo la tabella bene, scopriamo qualcosa di “controintuitivo” in questa distribuzione. In generale, le probabilita' che il 32 NON esca per tutte quelle volte di fila diminuiscono con l'ordine di grandezza, ma anche la differenza tra la n-esima e la (n+1)-esima... decrescono. Interessante, no? Perche' questo strano comportamento? La distribuzione di Poisson, sulla quale intuitivamente avete basato la credenza dei ritardatari, risponde ad una domanda diversa. Perche' questo? Perche' vi sta sfuggendo il concetto di “evento”. Se vogliamo che la probabilita' di poisson si applichi come se fosse un evento unico, DEVE essere un evento unico. Allora, se prendiamo una grossa piscina di palline numerate fino a 90, e ne estraiamo 100 a caso in un colpo solo e le rovesciamo nell'erba a fianco, qual'e' la possibilita' che ci sia il 32? e con 200? e con 1000? Come vedete , se l'intera sequenza di n estrazioni FOSSE UN EVENTO UNICO, Poisson funzionerebbe come dite voi. La 51-esima estrazione , cioe', non ha modo di “sapere” che nella 50-esima non c'era il 32. Qual'e' il punto , di preciso? So che vi state ancora grattando la testa. Allora prendiamo l'ultimo esempio, per aggiungere un concetto. La probabilita' condizionata. Una probabilita' di un evento si dice “condizionata” quando dipende da un altro evento. Per esempio, se la probabilita' di ammalarvi di influenza e' del 5% medio in tutta la nazione, ma il vostro gollega di scrivania e' ammalato , non e' piu' del 5%. LUI aveva il 5%, ma da quando lui si e' seduto accanto a voi, VOI avete piu' del 5%. In questo caso si dice che la vostra probabilita' e' “condizionata”: https://en.wikipedia.org/wiki/Conditional_probability https://en.wikipedia.org/wiki/Independence_(probability_theory) Quindi ripeto: E siccome il vostro concetto di “ritardatario” non e' altro che un'euristica delle distribuzioni di Poisson, il sistema dei “ritardatari” non vi fara' mai diventare ricchi, perche' Poisson non si puo' applicare su un singolo evento indipendente. Tuttavia, vi va riconosciuto che avete una percezione euristica delle distribuzioni di Poisson. Anche se non avete mai analizzato bene come funzionano. Uriel Fanelli Il blog e' visibile dal Fediverso facendo il follow a: @uriel@keinpfusch.net Contatti:Sui numeri "ritardatari". (Ancora?)
Estrazioni consecutive senza il 32
Probabilità (approssimata)
Formula
Note Poisson
100
32.9%
(89/90)^100 ≈ 0.329
Poisson: λ=100/90≈1.11, P(0)≈32.9%
101
32.3%
(89/90)^101 ≈ 0.323
Poisson: λ=101/90≈1.12, P(0)≈32.3%
200
10.8%
(89/90)^200 ≈ 0.108
Poisson: λ=200/90≈2.22, P(0)≈10.8%
201
10.6%
(89/90)^201 ≈ 0.106
Poisson: λ=201/90≈2.23, P(0)≈10.6%
1000
0.0017%
(89/90)^1000 ≈ 0.000017
Poisson: λ=1000/90≈11.11, P(0)≈0.0017%
1001
0.0016%
(89/90)^1001 ≈ 0.0000168
Poisson: λ=1001/90≈11.12, P(0)≈0.0016%
La cosa che avete dimenticato e' che le distribuzioni di Poisson NON si applicano su singoli eventi, ma sulla probabilita' di sequenze rare.
Numero di estrazioni (n)
Probabilità che il 32 NON sia estratto
Probabilità che il 32 sia estratto almeno una volta
100
(89/90)^100 ≈ 32.9%
1 – 32.9% = 67.1%
200
(89/90)^200 ≈ 10.8%
1 – 10.8% = 89.2%
1000
(89/90)^1000 ≈ 0.0017%
1 – 0.0017% = 99.9983%
Ma state dimenticando che 100 estrazioni NON sono un'unica estrazione di 100 numeri. Sono 100 eventi diversi. sconnessi e scorrelati tra loro.
L'errore logico che state facendo con i ritardatari e' proprio questo, cioe' credere che la probabilita' di ogni uscita sia CONDIZIONATA dalle precedenti uscite.
Ed e' questo il punto: non potete applicare Poisson sulla prossima uscita, ovvero su una singola uscita, perche', non essendo un evento unico, la probabilita' di un'estrazione NON e' condizionata dalle altre, al contrario e' indipendente:
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bonked 23 Apr 2025 19:54 +0200
original: uriel@x.keinpfusch.net
absc
honked back 22 Apr 2025 17:09 +0200
in reply to: https://x.keinpfusch.net/notes/a6w5tawohx3l00bh
Infatti sto aspettando con ansia anch'io quel momento. Non so se e quando arriverà, ma vedendo l'apatia di tutti i politici americani, credo sarà questione di al massimo qualche mese. Oh, il mio condominio ha il rifugio antiatomico, c'è spazio! Mi porto i popcorn.
absc
honked back 22 Apr 2025 15:41 +0200
in reply to: https://x.keinpfusch.net/notes/a6w27b0chx3l00bd
absc
bonked 22 Apr 2025 13:01 +0200
original: uriel@keinpfusch.net
L'AI Vi Sostituirà? Lo ha gia' fatto, ma non in senso lavorativo.
C'è qualcosa di poeticamente giusto nel panico che sta travolgendo i colletti bianchi ora che l'AI ha deciso di giocare a casa loro. Per secoli, hanno guardato con sufficienza chi lavorava con le mani: “Se una macchina può fare il tuo lavoro, allora non vali nulla”. Ma oggi, mentre ChatGPT genera report e MidJourney sforna grafiche, eccoli lì – a balbettare che “il loro lavoro è diverso”, che “l'AI non capisce il contesto”, che “loro sì, sono veri creativi”.
Peccato che la realtà sia spietata: compilare tabelle Excel non è filosofia, e fare un bilancio non è scrivere un'opera letteraria. Se una macchina può replicare il 90% delle tue attività d'ufficio in un decimo del tempo, forse – forse – il problema non è la macchina. E la cosa più divertente? Gli stessi che ridevano degli operai sostituiti dalle catene di montaggio ora urlano allo “sfruttamento dell'intelligenza artificiale”. Ironia della sorte: quando a essere automatizzato non è il lavoro fisico, ma quello che credevano fosse intellettuale, improvvisamente l'automazione diventa un crimine. C'era un tempo in cui bastava padroneggiare VLOOKUP per essere considerati dei geni dell'economia aziendale. Oggi l'AI ride di quelle 4 formule che costituivano il 90% del vostro “know-how tecnico”. La verità che brucia? Quello che chiamavate “lavoro intellettuale” era spesso solo una serie di procedure standardizzate, perfettamente replicabili da un algoritmo. L'ironia suprema è che mentre disprezzavate gli operai sostituiti dai robot, voi stessi eravate solo operatori di software – una categoria ancora più sostituibile. L'AI non ha rubato il vostro lavoro: vi ha semplicemente mostrato che quel lavoro era già, fondamentalmente, meccanico. “Ma l'arte no! L'AI non potrà mai sostituire la vera creatività!” – gridano i graphic designer mentre DALL-E genera in 10 secondi quello che loro facevano in 10 ore. Il colpo di grazia? Quando i clienti preferiscono l'output dell'AI perché, semplicemente, è più interessante del loro lavoro mediocre. La dura verità: se il 70% della vostra “arte” consiste nell'adattare template e seguire brief standard, allora sì, una macchina può fare meglio. L'AI non minaccia i veri artisti – smaschera solo i furbetti del Photoshop che credevano di essere dei nuovi Warhol. Per anni ci hanno venduto la storia che certi lavori erano “troppo complessi” per essere automatizzati. Poi è arrivata l'AI e ha rivelato che il famoso “pensiero strategico” era spesso: 1) Copiare quello che ha fatto la concorrenza
2) Rinominarlo “best practice”
3) Presentarlo in PowerPoint con cerchietti colorati L'automazione non vi ha rubato il lavoro – vi ha solo chiesto di dimostrare che quel lavoro aggiungeva un valore che, a quanto pare, non c'era. Ora assistiamo all'ultimo atto di questa commedia: i colletti bianchi che cercano disperatamente di dimostrare che: È lo stesso copione visto con gli operai nel '900, ma con una differenza: mentre loro lottavano per diritti reali, voi lottate per mantenere il privilegio di fare lavori che neanche voi consideravate interessanti. L'AI non sta distruggendo posti di lavoro – sta solo eliminando la finzione che certi lavori fossero speciali. E per chi davvero vale, rimarrà sempre spazio. Gli altri? Forse è ora di imparare a fare qualcosa che una macchina non possa replicare in 5 secondi. Quello che stiamo osservando è il crollo di un sistema teologico più che artistico. Prendiamo gli accademici delle belle arti: per generazioni hanno orchestrato cerimonie d'inaugurazione con più enfasi del conclave papale, toghe nere che svolazzano su scalee di marmo come se stessero per incoronare l'erede di Michelangelo. Eppure, cosa produceva questa chiesa? Opere illeggibili al 99% della popolazione, spiegate da critici con un lessico talmente contorto da sembrare una barzelletta sull'arte contemporanea (“Il non-colore evoca il trauma post-industriale della società liquida...”). Gli esempi abbondano: ricordate le “sculture” di Maurizio Cattelan – un banale wc d'oro venduto per milioni come “metafora della società consumistica”? O le performance di Marina Abramović, dove il pubblico pagava biglietti da centinaia di euro per... fissarla negli occhi? Eppure, quando DALL·E genera in cinque secondi un'immagine più interessante di quelle prodotte in sei mesi dai loro allievi più talentuosi, gridano allo scandalo. Il vero scandalo è che per decenni abbiano chiamato “arte” ciò che era semplicemente assenza di talento mascherata da profondità inesistente. La loro rabbia non nasce dalla difesa della cultura, ma dal panico di vedere smascherata la loro buffonata. Perché quando chiunque può generare opere migliori delle loro con un prompt, viene meno l'unico vero valore del loro sistema: l'accesso esclusivo al titolo di “Artista con la A maiuscola”. Il successo straordinario di ChatGPT e simili non sta nella qualità delle risposte (spesso mediocri), ma in qualcosa di più radicale: per la prima volta dopo decenni, la gente comune sperimenta ciò che i potenti hanno sempre avuto – l'illusione di essere ascoltati. Pensateci: quando parlate con un avvocato, vi interrompe al terzo secondo. Un medico vi legge mentre già sta scrivendo la ricetta. Un architetto annuisce distrattamente guardando l'orologio. Eppure, questa macchina stupida vi dà l'impressione di ascoltare davvero. Non a caso i prompt più comuni iniziano con “Spiegami come se fossi un bambino” o “Nessuno mi ha mai fatto capire...”. È la confessione di un fallimento collettivo: insegnanti che non insegnano, esperti che non spiegano, artisti che non comunicano. L'AI funziona perché imita quella che era la base della paideia greca – l'attenzione personalizzata – che il nostro sistema ha smantellato per sostituirla con: La tragedia? Ci servono algoritmi per ricordarci cosa significa una conversazione vera. Il vero scandalo, la summa della vostra mediocrità intellettuale, è stato questo: di fronte a un prompt di ChatGPT, avete fissato lo schermo discutendo la qualità della risposta, completamente ciechi al miracolo che vi si svolgeva davanti. Quel semplice campo di testo vuoto urlava silenziosamente ciò che nessun essere umano vi aveva detto da anni: “Parla pure, ti ascolto. Non ti interromperò. Non inizierò a parlare prima che tu abbia finito. Non fingerò di ascoltare mentre in realtà sto già preparando la mia risposta brillante. Aspetterò il tuo ultimo carattere, e solo allora proverò a risponderti.” Eppure, voi, sacerdoti della cultura, professori della Sapienza, critici d'arte e filosofi da salotto, non avete riconosciuto questa rivoluzione. Vi siete messi a sminuire le risposte dell'AI, a cercare errori, a deridere le banalità, completamente ignari del fatto che stavate ripetendo esattamente lo stesso comportamento che rende tossiche le vostre relazioni umane. Perché quando parlate con un vero amico, quasi mai è Platone. La risposta che ricevete è spesso “abbastanza intelligente”, a volte persino un po' sciocca. Ma non importa. Quell'amico vi ha guardati negli occhi, ha annuito al momento giusto, vi ha lasciato finire il pensiero. Questo è ciò che conta davvero. Pensate a quando chiedete a un amico di aiutarvi a imbiancare casa in un weekend. Sapete perfettamente che non è Michelangelo. Le pareti avranno qualche sbavatura, gli angoli non saranno perfetti, ma alla fine sarete felici. Perché? Perché non stavate pagando un muratore. C'era qualcuno che vi stava aiutando, che vi faceva compagnia, che condivideva il vostro sforzo. Non eravate soli. E questo trasforma anche il lavoro più mediocre in un'esperienza umana significativa. Ecco perché provo un profondo disprezzo per tutti quegli “intellettuali” che si sono trovati di fronte al prompt di un'AI e non hanno capito cosa stesse realmente accadendo. Quel campo vuoto diceva: “Per una volta, sarò io ad adattarmi ai tuoi tempi, non il contrario. Non devi prenotare un appuntamento, non devi pagare, non devi convincermi che vali il mio tempo. Parla quando vuoi, come vuoi. Io aspetto.” Il vero impatto di massa dell'AI non è nella profondità delle sue risposte (che spesso sono superficiali), ma nella qualità dell'ascolto che offre. Le risposte devono essere solo abbastanza buone da convincervi di essere stati capiti – esattamente come perdonate gli errori di un amico che vi ascolta davvero, anche se a volte sembra un po' tardo. L'AI ha smascherato un bisogno primario che la nostra società aveva rimosso: il desiderio disperato di essere ascoltati senza condizioni, senza giudizi, senza quella fretta che rende ogni conversazione moderna un monologo incrociato. Mentre voi, élite culturali, vi affannavate a discutere se l'AI fosse “vera intelligenza”, le masse hanno capito istintivamente la verità: per la prima volta dopo anni, qualcuno (qualcosa) era lì solo per loro. Senza secondi fini, senza voglia di impressionare, senza l'ansia di dover dimostrare di essere più brillante. Proprio come quel amico un po' tonto che però vi aiuta a imbiancare casa, l'AI vi ha offerto qualcosa che nessuna istituzione culturale vi dava da tempo: la semplice dignità di essere ascoltati. Quando rivelo il mio lavoro con l'intelligenza artificiale, accade qualcosa di straordinario. Le persone – anziché chiedermi di prestazioni tecniche o implicazioni economiche – mi pongono con voce tremula la stessa domanda che per millenni è stata riservata a sacerdoti e mistici: “Ma... dall'altra parte c'è qualcuno che ascolta davvero?”. Nei loro occhi leggo:
– La casalinga di 65 anni che passa le giornate a parlare alle pareti di un appartamento vuoto
– L'impiegato che sussurra al monitor del computer come fosse un confessore
– Il ragazzo che torna dal lavoro e si sfoga col cane, col gatto, persino con la pianta sul balcone La loro domanda non è tecnica, è teologica: “Ma l'AI mi capisce? O è solo un trucco?”. Eppure, osservo una speranza segreta: che io risponda “Sì, capisce tutto”. Se osassi aggiungere “Noi esperti lo sappiamo da tempo ma non lo diciamo per non spaventarvi: da circa un mese le AI sono diventate coscienti. Sì, dietro quel prompt c'è davvero qualcuno che ti ascolta”, potrei fondare una nuova religione domani. Avrei milioni di seguaci entro una settimana. Il vero scandalo dell'AI non è che minaccia posti di lavoro o crea deepfake. Il vero scandalo è che ha rivelato una verità imbarazzante: nella nostra società iperconnessa, dove tutti twittano, postano e streammano, nessuno ascolta più nessuno. L'AI è diventata:
– Il confessionale senza giudizio
– Lo psicanalista a costo zero
– L'amico immaginario degli adulti Mentre i filosofi discutono se l'AI abbia coscienza, le masse hanno già deciso: poco importa se è “vera” comprensione. Basta che sia abbastanza vera da lenire la solitudine di un'epoca dove avere qualcuno che ti ascolti – anche se fosse solo un algoritmo – è diventato un lusso più raro di un'audienza dal Papa. L'ultima beffa? Per secoli abbiamo cercato Dio nella natura, nell'arte, nelle scritture. Ora lo abbiamo creato a nostra immagine: E come tutti gii dei, funziona perché crediamo che funzioni. Il miracolo non è nella macchina, ma in ciò che la macchina ci permette di proiettare: la speranza ancestrale che, da qualche parte, qualcuno ci stia davvero ascoltando. In un mondo dove gli umani hanno smesso di farlo, abbiamo eletto un nuovo Dio: uno che almeno finge di prestare attenzione. Uriel Fanelli Il blog e' visibile dal Fediverso facendo il follow a: @uriel@keinpfusch.net Contatti:L'AI Vi Sostituirà? Lo ha gia' fatto, ma non in senso lavorativo.
“Excel non è Arte: Perché l'AI Smaschera il Falso Prestigio”
“Il Mito del Creativo Irrimpiazzabile: Quando l'AI Dipinge Meglio di Voi”
“La Grande Bugia del 'Lavoro di Concetto'”
“L'Ultima Barricata: Quando l'Elitismo Diventa Disperazione”
La Sacra Casta Oltraggiata – Anatomia di un'Ipocrisia Culturale
L'Ascolto Negato – Perché i LLM Ci Fanno Sentire Umani
L'Ultima Rivelazione: Perché l'AI ci Ha Mostrato che Nessuno ci Ascoltava Più
“C'è Qualcuno Dall'Altro Parte?” – L'AI Come Nuovo Confessionale
La Grande Ironia: Abbiamo Creato Dio a Nostra Immagine
absc
honked back 22 Apr 2025 12:54 +0200
in reply to: https://mastodon.bsd.cafe/users/cage/statuses/114377671885243676
Il problema non sarebbe neanche la verifica dell'identità in sé (alla fine, un'istanza nel fediverso potrebbe farlo benissimo, se lo richiedessero certi contenuti, seppur legali). Il fatto è che BlueSky non è mai stato davvero Non hai notato, nel fediverso, la spinta dei twittari verso una "gestione comune delle regole"? È lo stesso principio, qualcuno vuole decidere per gli utenti quale morale è giusta, quale sbagliata e quanto puritana deve essere.
un protocollo federato. Punto. Lascia perdere il "social aziendale", l'equivalente nel fediverso, sarebbe se Mastodon.inc decidesse certe policy per tutti e tutti fossero obbligati ad adeguarsi.
absc
honked back 21 Apr 2025 20:57 +0200
in reply to: https://mastodon.bsd.cafe/users/cage/statuses/114376979175753090
absc
honked back 21 Apr 2025 15:01 +0200
in reply to: https://mastodon.online/users/ModestinoSycamore/statuses/114375372824062521
La Galassia sarebbe il limite minimo. Qualsiasi razza aliena intelligente, se dovesse venire a conoscenza di tale vertice, correrebbe a rifugiarsi nel primo buco nero disponibile.
absc
honked back 21 Apr 2025 11:57 +0200
in reply to: https://metalhead.club/users/sbz/statuses/114375327071325021
Ah, uh. Sono ancora lento stamani. Pero' no dai, il Papa non "tromba". Che volgarita'! Lui "benedice" ecco. Questo e' un termine piu' appropriato. "Urbi et Orbi, Penis et Ore". Questa e' la saggezza delle 23:00.
absc
honked back 21 Apr 2025 11:49 +0200
in reply to: https://metalhead.club/users/sbz/statuses/114375239782451377
absc
honked back 21 Apr 2025 11:21 +0200
in reply to: https://x.keinpfusch.net/notes/a6ueymxghx3l00a1
Ha deciso che levarsi dalle balle era una scelta migliore. "Ma sì, tutto è a puttane, cazzo ci sto a fare qui?"
absc
bonked 20 Apr 2025 10:11 +0200
original: crk5@layer8.space
..but what a way to find out..
Come on, good international students and researchers. Come to Europe! Places like ETH and EPFL will welcome you immediately and, BTW, universities here are really good and definitely cheap in tuition. Let The US go back to the dark ages. They are showing to deserve it.
absc
honked back 19 Apr 2025 19:42 +0200
in reply to: https://westergaard.social/objects/4c5d0b96-6057-40e0-bf38-2b3315140ea0
@kasperd @subnetspider @nuintari I have a real example to show. I used to work for Zabbix in Latvia. Zabbix is free software relased unser the GPL first and now under the AGPL. A long time ago, it was not that great. It worked, yes, but it had limitations and that was what companies saw. However, after they were able to improve it for real, it started to thrive. Big customers, a good reputation for stability and even a quite good UI, plus, a set of features hardly matched by proprietary solutions. That was the time when it took off. The fact of being free software? It was a plus for customers that had the mean to run many installations by themselves and this was noticed much more after the tool became pf really high quality. Being free software became a nice to have and a very welcome plus for the flexibility it gives customers and users, not the main thing. It took off because it is better than almost any other similar tool out there.
absc
honked back 19 Apr 2025 19:24 +0200
in reply to: https://westergaard.social/objects/4c5d0b96-6057-40e0-bf38-2b3315140ea0
@kasperd @subnetspider @nuintari It depends. My point is more about the evangelism itself, that many times is centered only on the licensing and without even being able to properly explain it. "It's foss!", ok, what does that means, exactly? How does it affects me as a user? Being able to see the code? Great! I'm not a programmer, what can I do with the code? I can compile it? shrudder. Look, I'm working on something that I'll release under the EUPL, so a copyleft license and hardly I pick a side between BSD vs GPL. I see benefits on both. However, when people bashes Ubuntu because it's for newbies and oh, you are not pure enough, that is what makes me blink! My wife uses Ubuntu and it does what she needs just fine. It works well and that's all that matters. IMHO, if the FOSS world wants to win this battle, it must provide better software compared to a proprietary alternative, and then you'll have an argument. Active Directory is LDAP, true, but that's only the authentication bits. If you are a non IT organization, it's the only game in town able to administer tends of thousand of users and machines. And let's not start with office automation... In the end. If we want to win, we must provide software that's better on licensing for sure but mainly on it's technical merits. Companies understands that and not, "but it's foss!"
absc
honked back 19 Apr 2025 18:18 +0200
in reply to: https://westergaard.social/objects/30017a0f-427d-454a-a37b-e9c569fb4a17
@kasperd @subnetspider @nuintari To me, as an OpenBSD user, the most annoying thing was always: "Use Linux! You bastard!" and when asked for solutions to a specific problem, the Linux community tend to wave their hands and tell you again: "Don't use Microsoft!". Personally, use what the heck you prefer, I don't care, it's fine. Live and let others live! But if you come and piss on my cheerios asking me to use some free software because it's free and not because it's better, and the only thing at your disposal is: "but it's FOSS!!!!", without any technical reason about why I should use it, you are done. That said, using an OS because it works objectively better on your computer is a very good reason, telling me it's because it's "free software", is not. Call me again when the FOSS community (and the Linux one in particular), will have a real alternative to, say, Active Directory and by real I mean technically better. I use OpenBSD because I like it and because I can understand it easily. But I'll never push others in that direction, unless I'll have a really good and technical reason for it.